Federica Pellegrini e Philippe Lucas scelgono di dirsi addio, per la seconda volta. Un addio dai contorni dolci, amichevoli. Una porta socchiusa, una stretta di mano. Si lasciano, con rammarico, perché resta la stima, della campionessa verso l'allenatore, e dell'allenatore verso la campionessa. I primi sussurri, post-Europeo, prendono ora forma definita. Federica sceglie di cambiare per restare, lì, più in alto di ogni altra atleta, nella sua gara, i 200 stile libero.
Il connubio con il burbero Philippe, nuovamente instaurato dopo il flop londinese, giunto all'apice con l'inattesa medaglia d'argento nella piscina iridata catalana e confermato dall'oro europeo di Berlino, si dissolve vittima di piccole frizioni, diverse idee, tecniche e di prospettiva. Federica ama una gara, una soltanto. Solo nelle quattro vasche che completano i 200 si sente a casa, fluttuante, divina, splendida a vedersi. Solo lì riesce ad emergere, signora dell'acqua, a scrollarsi di dosso tentennamenti e paure. Lucas predilige invece le distanze più lunghe, i 400, che per la Pellegrini sono odio e amore, dolci ricordi e tremendi schiaffoni. Nei 400, di cui è stata indiscussa padrona, primastista del mondo, non trova una tranquillità tale da gestire e domare situazione e avversarie. Perde, lì, con se stessa, prima ancora che con il resto del mondo.
A 26 anni, sente di non avere ancora molte occasioni per lasciare il segno in un mondo del nuoto che corre a spaventosa velocità. Il tempo degli Europei, quell'1.56 stampato sul tabellone, ha spaventato Federica, più lenta rispetto al tempo segnato in primavera che aveva fatto balzare sulla sedia in prospettiva anche mondiale. Quel tarlo, quel dubbio, si è insinuato nella testa della Pellegrini. A Rio, tra due anni, occorre un crono inferiore all'1.55 per puntare al podio olimpico, per puntare a quel terzo gradino, abbordabile visto l'annunciato forfait della Sjoestroem. L'America, con Ledecky e Franklin pare avanti, con realismo bisogna guardare a quel bronzo, che profumerebbe comunque di storia. Eleverebbe Federica ancor più sù, verso l'immortalità. Dea delle piscine per oltre un dcennio.
Scelta di idee, ma anche scelta di vita. La Pellegrini non vuole lasciare l'Italia e con Lucas era un continuo contatto a distanza, con qualche isolato incontro per testare progressi e allenamenti. Il punto d'unione era Matteo Giunta, preparatore da sempre vicino alla Pellegrini. Ora, quel punto di unione diventa protagonista, perché tocca proprio al trentaduenne guidare Federica in questo decisivo biennio, prima del ritiro. "Zittiremo tutti i gufi", così l'ex velocista ha annunciato sulle pagine della Gazzetta l'accordo con l'atleta. Pellegrini, Magnini, Maglia, tutti a Verona, con Giunta.
Questo il primato del mondo di Federica sui 200, 1'52"98, datato Roma 2009: