Ci batte un vecchio amico, Julio Velasco, ma forse, in primis, cadiamo per nostre colpe. L'ennesima sconfitta, contro un aversario modesto, come l'Argentina attuale, è la lampante rappresentazione di una squadra alla deriva, la replica perfetta di quanto visto in tante occasioni in terra polacca. Il Mondiale dell'Italia si chiude in tredicesima piazza, mai così male dal lontano 1982. Resta sul nostro cammino la cenerentola Australia. In caso di stop il risultato potrebbe addirittura esser peggiore.
Lo spartito azzurro, contro l'Argentina, ricalca quello della precedente sfida contro i padroni di casa. Un'Italia inedita, con Lanza e Parodi contemporaneamente in campo, domina agevolmente il primo parziale, usufruendo di un servizio convincente. Quando cala l'intensità, i sudamericani tornano in carreggiata e grazie alla classe di De Cecco e Conte rimettono in equilibrio la partita.
Il terzo set è un incredibile trattato di errori e decisioni di poco senno. Eppure la poca consistenza dei nostri avversari ci permette di restare in partita e, con l'ingresso di Sabbi e Baranowicz, raggiungere addirittura i vantaggi. Non chiudiamo pur avendo due occasioni a disposizione e concediamo il fianco all'Argentina. Sotto due set a uno, il classico scoramento porta i nostri avversari sul 13-8. Sembra finita, ma il sestetto di Velasco ci concede un'ultima chance. Rientriamo sul 17-17. Un errore arbitrale coinvolge l'Italia, persa nelle proteste e poco attenta alle fasi di gioco decisive. Chiude così con margine l'Argentina.
Argentina - Italia 17-25, 25-21, 30-28, 25-21