Vince la Anderson e, occorre dirlo, vince meritatamente. Già argento olimpico, l'americana conduce la gara dall'inizio, gestisce il ritmo, resiste all'assalto di Poliana Okimoto e la brucia allo sprint. L'infinita Cunha strappa il bronzo, spuntando nel concitato finale. Appena fuori dal podio, settima, Martina Grimaldi, che dimostra comunque buona condizione e regala sensazioni importanti in vista della 10 km. La sua gara. La gara che l'ha vista tante volte regalare sogni e gioie all'Italia. La gara che l'ha vista sempre nelle posizioni che contano. Delude un poco Rachele Bruni, decima.

 

Moll de la Fusta. Questo il nome del porto di Barcellona. Questo il teatro del nuoto di fondo. Nuoto in acque aperte, il più difficile da interpretare, il più soggetto agli influssi di un mare spesso scostante. Fortunate le ragazze della 5 km. Percorso semplice, acque tranquille. Gara regolare. Quasi “da piscina” verrebbe da dire. L'Italia in cerca di riscatto dopo la debacle londinese si affida a Rachele Bruni e Martina Grimaldi. La prima, specialista della distanza, già campionessa europea, la seconda unica luce a brillare nel buio olimpico. Sua l'unica medaglia 2012, suo l'unico sorriso, contorniato da un minimo di amarezza, per un bronzo che avrebbe potuto essere altro. Per 2,5 km, i primi, è duello tra le nostre azzurre e le americane d'assalto. La Anderson accelera fin da subito, si porta avanti e detta il ritmo, alle sue spalle avanza prepotente la candidatura di Rebecca Mann, non ancora sedicenne, talento del domani. Ai suoi lati le nostre. Quattro in testa a combattere per tenere le posizioni migliori, per sfruttare le scie più favorevoli.

 

D'improvviso la gara cambia, poco dopo metà percorso. La Mann scende leggermente, dimostrando di essere atleta da grandi tempi, ma non ancora da battaglia. Spalla a spalla, serve esperienza, forza, coraggio. La classe non basta. Con lei fatica Rachele, mentre Martina prova ad aggrapparsi al duo di testa. Sì, perché la Anderson resta nelle posizioni che contano, ma davanti a lei vola la brasiliana Okimoto. Il ritmo impresso è elevatissimo e le due creano un leggero vuoto, che via via diventa incolmabile. Due gare in una quindi. Quella per l'oro e la bagarre, totale, per il bronzo. Un nugolo di atlete a disputarsi l'ultimo posto sul podio. Il guizzo finale è della Anderson, che passa, dopo aver controllato l'accelerazione dell'esperta rivale. Al tocco prima l'americana, seconda la brasiliana, dopo una serie di colpi proibiti, che evidenzia come il contatto fisico sia parte fondamentale di questo sport. La paura non alberga nel nuoto in acque aperte. Il terzo posto è della Cunha, in un tripudio verdeoro. Ai piedi del podio le azzurre, tatticamente brave a restare nel vivo della gara, ma prive del colpo di coda necessario per conquistare una medaglia che manca ormai da tanto su questa distanza a livello mondiale.