Confusione tecnica, difficoltà fisiche. Mix fatale. Maria Sharapova cerca il filo conduttore di una stagione iniziata con proclami e successi, ben presto scioltasi al cospetto di infortuni pesanti e scelte discutibili. Ora la divina Masha prova a ripartire. Non più con Hogstedt, l'uomo capace di portare la zarina ai massimi successi, nemmeno con Connors. L'idillio con l'ex chiacchierato istrione del circuito è durato lo spazio di una partita. Il tempo di lasciare strada e campo a Sloane Stephens a Cincinnati. Diverbio e addio. Differente concezione di gioco e basi. Ora, al fianco della Sharapova, c'è il padre. Lui che la ha avviata alla racchetta, la accompagnerà in questo scorcio di 2013, lontano dal rettangolo di gioco.
Il futuro si chiama Sven Groeneveld, già in grado di portare la Ivanovic al trionfo parigino e coach tra gli altri di Caroline Wozniacki, ora nuova "allieva" di Hogstedt, e Andy Murray. "La nostra collaborazione è iniziata quando sono tornata ad allenarmi e sono molto felice di poter lavorare con un allenatore che ho visto per anni sull'altro lato della barricata. Mi sto divertendo parecchio, non vedo l'ora di giocarmela a partire dal nuovo anno". Queste le parole di Maria sulla sua pagina Facebook.
Tornare regina, disturbare l'incontrastato dominio di Serena, rivincere uno Slam. Il successo alberga nella mente della Sharapova, costretta a rinunciare sia alla finale di Fed Cup, che al Masters di fine anno. Restano lampi isolati i successi di Stoccarda e Indiana Wells. Le buone prestazioni di Doha e Miami, la finale del Roland Garros. Un denominatore comune. Il ciclone Williams a stopparne la corsa. Negli occhi restano le difficoltà e il ritiro di Roma, la precoce eliminazione a Wimbledon, contro la De Brito, la rinuncia agli Us Open. Ora la voglia, matta, di tornare protagonista. Un urlo liberatorio pronto a scatenarsi sul campo, magari nell'esordio di Brisbane. Lasciando da parte fantasie pubblicitarie, redditizie sì, ma fonti di distrazione, per tornare signora della pallina, regina della racchetta.