Si è conclusa anche la 68esima edizione del Festival di Sanremo, che ha visto il trionfo di Ermal Meta e Fabrizio Moro con "Non mi avete fatto niente" proprio sul palco che rispettivamente 2 e 11 anni fa li aveva lanciati. Sul podio insieme a loro la sopresa de Lo stato sociale e Annalisa, finalmente tra i primi 3 dopo 5 partecipazioni. E' stato anche il Festival di Claudio Baglioni, che ha rimesso al centro la musica ed è stato premiato dagli ascolti, portando all'Ariston artisti di grande calibro che fino all'anno scorso mai avrebbero pensato di partecipare alla kermesse ligure. Ma andiamo a vedere le pagelle di questa serata finale:
Luca Barbarossa - Passame er sale - voto 6.5. E' un pezzo elegante, profondo nella sua semplicità, ricercato e diretto allo stesso tempo. Una fotografia dell'artista Luca Barbarossa insomma, che ritrova le delicate sfumature di "Portami a ballare" per un Festival assolutamente positivo.
Red Canzian - Ognuno ha il suo racconto - voto 7. Che Festival che ha fatto Red! Un brano moderno, a dispetto dell'età anagrafica, con cui è riuscito a crearsi una propria identità e a staccarsi musicalmente dai Pooh. La classifica non lo premia, ma non ne ha bisogno.
The Kolors - Frida (mai, mai, mai) - voto 4. E' partito come pezzo commerciale ma orecchiabile, ma dopo una settimana siamo già oltre l'insopportabile. Un paio di mesi in radio e poi sparirà dalla circolazione, per fortuna.
Elio e le Storie Tese - Arrivedorci - s.v. Erano qui per arrivare ultimi, e ci sono riusciti. Impossibile valutare un pezzo che, per la prima volta, non è stato fatto per far ridere (più o meno). Un Festival forse evitabile per loro, che avrebbero potuto terminare già prima dell'Ariston. Meglio salutarli così, grazie e arrivedorci, appunto. All'artista a sé Mangoni però 10 d'ufficio.
Ron - Almeno pensami - voto 7.5. Con una canzone dalle evidenti sfumature dalliane omaggia il cantautore bolognese nel migliore dei modi. Premio della critica più che meritato, Dalla ringrazia. Poco altro da dire: Ron e Ron e lo ha dimostrato per l'ennesima volta.
Max Gazzé - La leggenda di Cristalda e Pizzomunno - voto 8. Da Gazzé ci si poteva aspettare di tutto, con la certezza che si sarebbe trattato di qualcosa di assolutamente originale: così è stato. La leggenda pugliese di Cristalda e Pizzomunno diventa musica e conquista l'Ariston.
Annalisa - Il mondo prima di te - voto 6.5. Sul piano qualitativo il miglior Festival della cantante (ma cominciano ad essere troppi, 3 in 4 anni), nonostante la svolta pop non le dia la possibilità di mostrare tutta la sua eleganza interpretativa. La canzone però c'è, e funziona. Arriva finalmente sul podio dopo tante edizioni in cui forse lo avrebbe addirittura meritato di più.
Renzo Rubino - Custodire - voto 6.5. Le indubbie qualità compositive di Rubino non vengono del tutto fuori in un pezzo da cui ci si aspettava sicurmente di più, dopo il bel Festival di quattro anni fa. Manca qualcosina per spiccare il volo, ma resta sicuramente un buon lavoro.
Decibel - Lettera dal duca - 7.5. La "reunion" organizzata da Ruggeri ha portato a un pezzo di altissimo livello: atmosfere bowiane per un testo che sotto la sua poesia nasconde una dura critica al mondo di oggi. Il piazzamento in classifica sperato non è arrivato, ma chi ama il rock ha sicuramente apprezzato.
Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico - Imparare ad amarsi - voto 7. La consacrazione come autori e artisti di Bungaro e Pacifico, la conferma - ma non ce n'era di certo bisogno - della grandezza di un'artista del calibro della Vanoni, che riceve anche il meritatissimo premio per la miglior interpretazione. Un trio che all'inizio poteva sembrare curioso ha mostrato invece un equilibrio perfetto.
Giovanni Caccamo - Eterno - voto 4.5. Il duetto con Arisa aveva risollevato un pezzo davvero troppo debole, ma Caccamo da solo è in balia di una tempesta da cui sembra fin troppo difficile uscire vivi.
Lo stato sociale - Una vita in vacanza - voto 5. La coppia Meta-Moro scongiura il tremendo incubo di un Gabbani-bis, che questa volta non avrebbe nemmeno avuto l'attenuante del testo significativo. All'inizio erano pure simpatici, adesso sono solo odiosi.
Riccardo Fogli e Roby Facchinetti - Il segreto del tempo - voto 4.5. Una canzone che sembra uno scarto dei peggiori Pooh e un Facchinetti assolutamente improponibile. Dispiace per tutto ciò che ci hanno regalato, ma non può essere il solo Fogli a salvare la baracca.
Diodato e Roy Paci - Adesso - voto 7. Senza dubbio la sorpresa del Festival, che ha dato la meritata visibilità a due artisti che hanno già fatto grandi cose in questi anni. La canzone è significativa, ben scritta e ben cantata, e ha tutto per avere un futuro anche fuori dall'Ariston.
Nina Zilli - Senza appartenere - voto 5.5. Un Sanremo senza infamia e senza lode per lei, che con il passaggio ad uno stile più pop non è riuscita a trovare l'amalgama giusta (e il pezzo giusto) per il salto di qualità. Forse sarebbe stato meglio restare nel blues.
Noemi - Non smettere mai di cercarmi - voto 4. Una canzone talmente anonima da rendere tale anche la particolare voce di Noemi, che dopo il flop commerciale di un disco dalle tinte cantautorali si è gettata a capofitto nel più classico del pop italiano, dimenticandosi che forse certi pezzi sono tutt'altro che adatti alle sue caratteristiche.
Ermal Meta e Fabrizio Moro - Non mi avete fatto niente - voto 8.5. C'è poco, pochissimo da dire. Hanno vinto non solo contro altre 19 canzoni più o meno belle, ma contro delle voci infamanti che hanno rischiato di compromettere Festival e carriera. La verità è come sempre venuta a galla e il risultato è stato quello che ci si aspettava. Vincono con un punteggio maggiore di quello degli altri due finalisti messi insieme: può bastare a rendere l'idea.
Mario Biondi - Rivederti - voto 5.5. La sua presenza ha sicuramente dato lustro e prestigio al Festival, che ha potuto godere della sua grande voce. Il pezzo però non è stato assolutamente all'altezza delle aspettative, e la posizione in classifica non gli ha lasciato scampo.
Le vibrazioni - Così sbagliato - voto 6.5. Un brano che è migliorato ascolto dopo ascolto, così come la voce di Sarcina, molto più sicuro nell'ultima serata rispetto all'inizio. Ci si poteva aspettare un po' di più forse, ma starà alle radio decidere se questo pezzo potrà andare avanti.
Enzo Avitabile e Peppe Servillo - Il coraggio di ogni giorno - voto 7. Portano al Festival un lato della canzone napoleatana molto meno conosciuto, con un pezzo intenso e importante, forse solo un po' ripetitivo dal punto di vista del testo. Erano addirittura dati per ultimi, vista comunque la poca visibilità commerciale (soprattutto di Avitabile), invece il pubblico ha premiato la bellezza della canzone portandoli ad un piazzamento più che dignitoso.