La musica dovrebbe essere una di quelle cose che rilassa le persone, ognuno si ascolta le vibrazioni che più gli piacciono e, per qualche attimo, non pensa ai problemi della vita: il lavoro, la politica, la fidanzata/o, etc... Non ci dovrebbero essere quindi problemi a parlare di un album e di un gruppo di artisti. Eppure se c'è una cosa che adesso nella musica italiana è difficilissimo fare è proprio parlare di un artista, anzi, di un gruppo di artisti. Sto parlando della Dark Polo Gang. Qualsiasi cosa si faccia nei loro confronti viene preso come un attacco alla propria persona. Dici che spaccano? Non capisci una mazza (si dovrebbero usare termini più coloriti, ma ovviamente in quanto giornalista devo tenere un certo registro, perdonatemi) di musica. Dici che non valgono niente e rovinano la musica italiana? Non capisci una mazza. Insomma, parlare di loro è come cercare di muovere un elefante in una cristalleria Swarowski di pochi metri quadrati, inevitabilmente combinerai disastri. Credete che io stia esagerando? Andatelo a chiedere a Fibra. Il pilastro del rap italiano è stato sfidato a Radio Deejay: ha dovuto adattare il testo di "Cronico" (uno dei pezzi del suo ultimo album) alla base di "Sportswear", una delle hit della Dark Polo. Il rapper di Senigallia ci è riuscito benissimo (d'altronde se non hai un minimo di tecnica non diventi uno dei candidati al titolo di "miglior rapper italiano della scena"). Piccolo problema. Fabri si è ritrovato tonnellate di accuse dalla fanbase della DPG perchè hanno letto nella sfida di Radio Deejay un attacco ai loro beniamini. Follia. Ecco dunque spiegato perchè parlare della Gang non è un semplice parlar di musica, ma significa parlare di un movimento molto più grosso, che sfocia in tante cose che esulano dalla musica in sè e per sè. Quindi, prima di lanciarmi (nel vuoto) con questa recensione ci ho pensato bene, perchè si entra in un campo minato.

La Dark Polo Gang al completo. Fonte: http://www.scuolazoo.com
La Dark Polo Gang al completo. Fonte: http://www.scuolazoo.com

L'album

Per parlare di "Twins" occorre fare una premessa doverosa sul produttore dell'album e della DPG, ovvero Sick Luke. Per molti è il vero artefice del successo clamoroso che sta avendo il gruppo e il motivo è presto detto. Le basi dei pezzi marchiati 777 (lo slogan della Gang) sono delle autentiche bombe, non a caso da molti Luke è considerato uno dei migliori produttori della scena, al pari di Charlie Charles (che ha prodotto le basi dei dischi di Ghali e Sfera Ebbasta) e Andry The Hitmaker (per lui parlano le produzioni di "Lamborghini" di Guè Pequeno e "Quello di Prima" di Emis Killa, solo per citarne un paio). Della bravura del figlio di Duke Montana (noto per essere stato membro dei Truceklan, crew romana, prima di un pesante litigio con Noyz Narcos) già qualcuno se ne era accorto. In primis Canesecco, un nome che ai più dice forse poco, ma che nell'underground romano ha un certo peso, dato che ha vinto il Tecniche Perfette (competizione nazionale di freestyle) e faceva parte dell'Xtreme Team, duo che vedeva in campo anche un giovanissimo Gemitaiz. Anche Emis Killa è stato un "precursore" di Sick Luke, collaborandoci prima che il suo nome esplodesse del tutto. Poi però Luke ha incontrato prima la trap americana, poi la Dark Polo Gang, un gruppo di quattro ragazzi sicuramente molto sopra le righe e con idee che esulano completamente dagli schemi italiani, sia nella musica, che di comportamento, che di atteggiamento e vestiario. Non scocca una scintilla, scocca un incendio. Il mix è esplosivo e i numeri lo dimostrano, gli album fatti uscire prima di "Twins" (scaricabili gratuitamente sul web) macinano numeri sempre più grossi, scatenando la gioia di chi voleva qualcosa di realmente nuovo per la musica italiana e le ire invece di chi li accusa di non rispettare alcun dettame del rap, tantomeno dell'Hip-Hop o della musica italiana più in generale. Loro non si interessano delle critiche e tirano avanti, con "Twins" che è la summa del loro diktat: tantissimo swag, basi ipnotiche, un vestiario arrogante e un rap che è sicuramente tecnicamente rivedibile, ma che si sposa alla perfezione con quanto esce dalla mente di Sick Luke.

Difficile dire qualcosa di diverso per tutti i pezzi della tracklist, il disco è molto omogeneo. Sulla base si alternano principalmente Tony Effe e Wayne Santana, con Dark Side e Pyrex (gli altri due membri della gang) che fanno qualche comparsata in meno. L'apertura di "Twins" è subito un gancio destro alla mente dell'ascoltatore. "Caramelle" è il terzo singolo estratto e vede uno dei pochi elementi "extra gang" del disco, ovvero la voce femminile che canta il ritornello (la cantante si chiama Peachwalnut). I contenuti? Quelli che si ripeteranno per l'arco di quasi tutto il cd, ovvero soldi, droga, donne e vestiti. Nulla di eccezionale, ma la cosa incredibile e che fa sì che il pezzo funzioni così tanto, è che ogni singola parola si sposa perfettamente col suono che c'è in quel momento in sottofondo, non si può distinguere tra testo e base, sono due cose fuse insieme e lì sta la chiave di volta del successo della Dark Polo Gang. Se prendiamo le due cose separate, ad entrambe manca qualcosa. Al testo manca la tecnica (è indiscutibile che ci siano numerosissimi artisti più o meno affermati che riescono a mettere in piedi versi molto più complessi). Alla base musicale invece manca la varietà, visto che è un loop continuo e che se mandato da solo a ripetizione probabilmente distrugge il cervello. Se però fondi le due cose assieme avviene il miracolo: ovvero un pezzo incredibilmemente orecchiabile e da mettere ripetutamente in play nelle casse del vostro Hi-Fi. Ovvio, se qualcuno si concentra solo su uno degli elementi del pezzo potrà fare tantissime critiche, ma se invece si prende il complesso delle cose (cosa che in Italia in realtà non riesce così semplce) la cosa funziona, eccome se funziona e i numeri lo dimostrano, visto che "Caramelle" è diventato disco d'oro in pochissimo tempo.

Il concetto si può riportare anche per le altre tracce dell'album, "Sexy Gang", "Marylin Manson", "Cono Gelato", "Magazine", "Cobain", "Spezzacuori", "Side e Wayne", "Ti Amo", "Flex", "Diabolika" e "Sku Sku" rispondono esattamente alle regole sopra riportate, base ipnotica, argomenti che cambiano solo leggermente nei testi, versi semplici, tante "sporche" (come appunto "Sku Sku", "Eskrt" o "Gang") in sottofondo e alchimia che si crea tra elementi che in Italia fino ad ora non avevano funzionato, ma la Dark Polo Gang è riuscita a portare, con notevole ritardo, c'è da dirlo, ma questo non dipende da loro, quello che si faceva negli USA fino a pochi anni fa. Ovvero testi senza contenuti particolari, basi ipnotiche (da club) e un vestiario aggressivo e che colpisce inevitabilmente gli ascoltatori, soprattutto chi è appassionato di moda (e in Italia sono tanti, la loro amicizia con Marcelo Burlon non è casuale). Discorso leggermente diverso va fatto per due pezzi del disco, ovvero "El Machico" e "Hypebeast". Non perchè lo schema solito subisca variazioni, ma perchè sono gli altri due featuring dell'album. In "El Machico" troviamo niente popo di meno che Guè Pequeno, altro pezzo da 90 del rap italiano che si è ritrovato ad avere a che fare con la DPG ed evidentemente si è trovato al volo con il loro stile, anche perchè poi non è che i concetti di base siano nettamente distanti. Certo, prima che il quartetto della Gang arrivi alla tecnica di Guè ci vorrà tantissimo tempo e nel pezzo la differenza si sente, ma anche il Guercio ha fatto numerosi pezzi, sia come solista che con i Dogo, dove lo stile era molto provocatorio. In "Hypebeast" troviamo invece Kaydy Cain, cantante spagnolo che ha nella trap e nel reggeaton il suo ambiente ideale e infatti nell'incontro con la DPG fonde la sua reggeaton con la trap della Dark, facendone uscire l'ennesimo mix vincente.

Voto finale 6 1/2: Dare un voto all'album è veramente difficile. Lo si può stroncare banalmente con un "è ripetitivo, 4", e probabilmente non si potrebbe neanche discuterci più di tanto sopra, ma sarebbe un non voler andare a vedere cosa c'è in quella ripetitività, ovvero uno schema nuovo e completamente inedito in Italia, che ancora non è mai stato nemmeno provato. Già solo i Dogo con qualche collana di troppo si sono beccati valanghe di insulti, figuriamoci la Dark Polo che fa di collane, oro e vestiti di marca un marchio di fabbrica ("Pesi sul Collo" ne è il manifesto). Sicuramente ci sono delle criticità nelle canzoni della Dark Polo Gang e chi cerca una musica con del contenuto per lasciarsi trasportare dalle emozioni delle parole... "Twins" non lo dovrebbe nemmeno vedere. Bisogna anche ammettere però che il mix tra le basi molto potenti sfornate da Sick Luke e le parole scritte dagli artisti della DPG, pur con grosse lacune tecniche, funziona eccome e sicuramente in una festa o in un live ben fatto i loro pezzi si rivelano essere dei banger (come sta succedendo). Qui dunque non si può analizzare singole parti dell'album, ma va analizzato alla luce di uno schema che viene riportato in tutte le tracce e che inevitabilmente spacca in due gli ascoltatori di musica, perchè non è uno schema che scende a compromessi e soprattuto è una novità per gli italiani, abituati a sentire un certo tipo di sonorità. Un disco dunque che fa rumore, in tutti i sensi, e che sicuramente lascia un segno nella musica italiana. Vedremo se gli verrà concesso spazio per evolversi e far nascere così una nuova linea da seguire nell'ambiente (non vorremo restare tutta la vita solo con musica leggera e rap no? Tralasciando casi come Vasco e Ligabue che sono irripetibili, per talento e capacità) o se verrà schiacciato dalla voglia tutta italiana di avere quello e sempre quello per forza.

Tracklist

1. Caramelle (feat. Peachwalnut)
2. Sexy Gang
3. Marilyn Manson
4. Cono Gelato
5. Tic Tac
6. Magazine
7. El Machico (feat. Guè Pequeno)
8. Cobain
9. Spezzacuori
10. Side e Wayne
11. Ti amo
12. Flex
13. Diabolika
14. Sku Sku
15. Hypebeast (feat. Kaydy Cain)