E' stato il dominatore della categoria canto nell'ultima edizione di Amici, partendo favorito fin dal giorno del suo ingresso nel programma e diventato in poco tempo idolo delle ragazzine. Riccardo Marcuzzo, in arte Riki, si lancia adesso nel mercato discografico con il suo primo disco, appena terminata l'esperienza di Canale 5: Perdo le parole raccoglie i vari brani scritti e cantati durante il programma, con un'impronta elettropop (quasi tamarro/discotecara) ben precisa e un ancor più preciso obiettivo nei testi: eliminare qualsiasi costruzione che possa andare oltre la frase soggetto-verbo-complemento, per evitare qualsiasi problema di comprensione da parte del target a cui è rivolto il disco (serve anche specificarlo?).
Nel corso degli anni abbiamo potuto individuare le caratteristiche degli artisti che escono solitamente dai talent, fino a poter costruire quasi un modello ideale di cantante. Ecco, Riki è l'esatta rappresentazione di quel modello: bello, sguardo ammiccante alla telecamera, atteggiamento da vip del quartiere, canzoni orecchiabili e dalla profondità pari a zero, frasi scontate degne dei post-it di un ben noto youtuber. Va da sé che l'uscita dell'album ha scatenato un'ondata di vendite che non si vedeva da tempo: primo in classifica fin dal giorno dell'uscita e disco di platino ottenuto in tre settimane.
L'impressione che arriva al primo ascolto dei brani è che ognuno di questi sia costruito esattamente allo stesso modo: stessa introduzione, stessi suoni, stessa cadenza melodica, persino i bpm sono quasi uguali tra una canzone e l'altra. Praticamente sette brani fatti con lo stampino della plastilina, prodotti e costruiti appositamente per passare in radio e non costringere l'ascoltatore al benché minimo sforzo intellettivo. L'apertura di Polaroid è un tentativo di unire l'immagine evocativa usata e stra-abusata della fotografia a un tamarrissimo ritmo dance (con tanto di suono del click fotografico sotto) che scatenerà sicuramente l'ormone impazzito del pubblico di Riki, ma che al resto degli ascoltatori apparirà alquanto indigesta. Su Sei Mia c'è poco da esprimersi, dopo esserci stata propinata ad ogni puntata di Amici da Ottobre ad oggi ogni giudizio diventa superfluo (e Morgan l'aveva definita "imbarazzante"); idem Perdo le parole, che almeno ha il pregio di tentare la strada della ballad, cercando una pseudo-poeticità spicciola in versi che invece risultano al limite del nonsense (confondere lo zucchero al posto del sale [...] la pioggia allunga il cocktail fatto per restare) e rimanendo ancorata a quello schema elettropop che resta uguale nei brani movimentati così come nei lenti.
Balla con me è praticamente la copia sbiadita di Sei Mia, così come Ti Luccicano gli occhi lo è di Perdo le parole. Il disco prosegue con l'anonima Replay, che prova a scimmiottare Cremonini ma rimane solamente fine a se stessa, prima di chiudere con Diverso, forse l'unico brano davvero degno di nota seppur sommerso di luoghi comuni e da un arrangiamento talmente standard da sembrare quasi assente. Sette canzoni che serviranno sicuramente a portare Riccardo al successo nazionale, e che soprattutto serviranno a far arricchire la sua casa discografica (così, giusto per ricordare che chi esce da un talent non vedrà comunque un soldo per un bel po' di tempo), ma che difficilmente fra qualche mese ci ricorderemo. Per il giovane cantautore si attende quello che è il principale ostacolo di ogni artista uscito da un talent: il secondo disco, insieme ad un eventuale partecipazione a Sanremo, dove tanti suoi predecessori sono inesorabilmente affondati.