Bassi Maestro è uno dei rapper più longevi della scena rap italiana. Quindi ha un knowledge invidiabile un po' in tutti i settori della musica Hip-Hop e non. Da un paio di mesi è in tour con il suo ultimo album, ovvero "Mia Maestà", e a STO Live racconta il suo punto di vista sui concerti, tema non sempre ben trattato in Italia.
Nell'Hip-Hop basta veramente poco per suonare: "La cosa bella dell'Hip-Hop è che puoi farlo con poco, noi siamo partiti con l'idea che bastava un microfono ed è ancora sostanzialmente così in realtà. È la formula vincente, il segreto dell'Hip-Hop, la semplicità rispetto agli altri generi."
Bassi poi ripercorre un po' i suoi inizi dal vivo: "Il primo live non me lo ricordo, mi ricordo che mi chiamarono ad un evento molto importante nel '95 che si chiamava "Hip-Hop Village" ed era un evento in cui c'era tutta la scena italiana. Prima i concerti me li andavo a vedere e mi sono ritrovato sul palco insieme a Kaos, con gli OTR. Tutti gruppi di cui ero fan. Sono venuti a vedermi tutti i miei amici. Da lì è iniziata la cosa e ho conosciuto Zeta."
Sui concerti americani invece: "Ho iniziato ad ascoltare rap americano verso la fine degli anni '80, i Run DMC, Public Enemy. Ho visto un loro live che mi ha impressionato e che mi ha fatto capire l'energia dell'Hip-Hop su un palco, cosa che prima avevo sperimentato solo sui dischi. È stato un concerto molto importante. Poi sono andato a vedermi altri artisti, Ice Cube... forse quello è stato il live che mi ha fatto dire che il rap è una bomba."
Busdeez poi racconta dei suoi inizi nell'underground del rap e di come vive i concerti: "Ho iniziato a fare rap quando non c'era niente, non c'era internet, non c'erano gli studi di registrazione, mi sono dovuto inventare una roba in casa mia. Registravo sulle cassette con il microfono lanciando la base da fuori. Quindi tu inizi a fare rap senza sapere cosa fare, non era come oggi. Ho iniziato ad esibirmi prima davanti ai miei amici e poi sono passato ai live importanti. Quando tu arrivi e c'è la gente sotto che conosce i tuoi pezzi e tu crei un atmosfera che li coinvolga per tutta la durata del concerto allora hai vinto. Tu vivi per il momento in cui sali sul palco, poi quando scendi finisce la magia. Però è comunque una bomba."
Su un errore che commette tipicamente prima di esibirsi: "Mangiare troppo prima dei live, sono molto migliorato in questo. Anche quando giravo con la "Cricca dei Balordi", a fine anni novanta, non riuscivamo neanche a salir sul palco, rutti, birre sul palco... c'era proprio una noncuranza. Poi suonavamo bene, ma ogni volta finito di mangiare era "noo l'abbiamo fatto ancora".
A differenza di altri, non soffre d'ansia prima di salire sul palco: "Non ho mai avuto ansia sul palco. Le uniche volte in cui mi sono sentito intimorito c'era veramente poca gente, magari per disorganizzazione del club. Lì devi suonare bene lo stesso. Quelle sono le uniche situazioni dove devo essere molto concentrato, per il resto devo dire che parte un'adrenalina sul palco che ti lascia solo due ore dopo."
Il concerto Hip-Hop è fatto per far casino, ma più il genere allarga il suo pubblico, più sotto il palco c'è staticità: "Tutti i concerti Hip-Hop sono fatti per far casino. Mi sono ritrovato invece spesso in delle situazioni in cui il pubblico è lì a studiare il concerto sostanzialmente, a guardarlo, e non è cosa. Il concerto Hip-Hip te lo godi. Quando andavo nei concerti dei gruppi storici si pogava, perchè c'era talmente tanta fotta che non riuscivi a stare fermo. Quindi per me vedere uno che si guarda il concerto dal fondo con il telefono in mano non è reale. Non dovrebbe essere neanche legale."
Sul concerto più bello che abbia mai fatto: "Ho un bellissimo ricordo di un concerto fatto 4/5 anni fa a Berna nella Svizzera tedesca, bellissima line-up di rapper francesi e tedeschi. Io e Dj Zeta eravamo in fondo alla line-up quindi avevo paura, perchè c'erano 700/800 persone. Invece tutti cantavano i pezzi e quando succede e non sei a casa tua è una soddisfazione enorme."
"Mia Maestà" è uscito dopo ben quattro anni di inattività da parte di Bassi: "A differenza di altri generi, il rap è molto personale, quindi scrivere o non scrivere è un problema ed è legato ai periodi che uno vive. Sono stato fermo quattro anni, facendo qualche strofa e senza sapere se avrei fatto un altro disco. Quando ho deciso di farlo probabilmente ho raccolto quei quattro anni."
Su un ipotetico live perfetto: "Il live perfetto è avere un impianto perfetto in un posto non troppo grande, da 400 persone. Poi odio le transenne, voglio il palco quasi in mezzo alla gente, facendo i featuring più classici della mia carriera e porterei tutti sul palco... allora, chi è che mi dà il budget? Avanti avanti che lo facciamo! (ride ndr)."
Bassi Maestro, a 44 anni, è tra i rapper più longevi della scena, sul proseguio della sua carriera dice: "Alla lunga mi vedo più come dj che come rapper, non so se tra vent'anni mi vedo ancora sul palco come rapper. La mia generazione è la prima che può dare una risposta in questo senso. In America ci sono rapper anche di 50/60 anni, vedremo se riusceremo a mantenere alto il livello. Perchè secondo me andare a fare i ricicli e le grattate con i grandi classici è una cosa evitabile. Secondo me o rimani credibile e on pointed oppure a un certo punto qualcosa puoi anche lasciarla, non si offende nessuno."