Ha praticamente dominato le radio di mezza Europa e le rispettive classifiche per tre mesi, ha fatto diventare la sua Occidentali's Karma un tormentone made in Italy come non se ne sentivano da anni e anni, e in concomitanza con l'Eurovision di Kiev ha dato luce anche al suo terzo lavoro discografico in studio: Magellano è un disco che segue perfettamente la scia del brano sanremese e dei precedenti lavori, unendo un pop con sfumature elettroniche (mano di Chiaravalli che si sente) a testi sempre ricchi di giochi di parole, significati nascosti, alti e bassi insieme ("tra le granite e le granate lasciate ogni speranza o voi ch'entrate", giusto per citare un verso a caso) che creano un'atmosfera di un certo impatto.

I due singoli fino ad ora estratti - il brano di Sanremo e Tra le granite e le granate - si attestano più o meno sullo stesso filone già citato, insieme alla simpatica Pachidermi e pappagalli, che prende in giro la deriva complottista che sta prendendo il web in quest'ultimo periodo, tra scie chimiche, rettiliani, terra piatta e lobby gay. Non mancano però brani di altro genere, come la title-track Magellano: pezzo carico, forte, con testo e musica che si spingono insieme direttamente nell'orecchio dell'ascoltatore, insieme alla particolare A moment of silence (in italiano, a dispetto del titolo) dove si pesca a piene mani tra Copernico, Martin Luter King e tanto altro, mentre il momento di stacco e totale silenzio prima che una voce femminile introduca l'inciso rappresenta una scelta musicale di tutto rispetto.

Il dubbio che a volte Gabbani possa esagerare riempiendo eccessivamente il calderone dei riferimenti bibliografici si pone ed è assolutamente legittimo, ma il bravo cantautore toscano propone una tale varietà di temi e concetti che riesce a non risultare mai banale o scontato: ogni verso è una sorpresa e contiene qualcosa che non ci si aspetta e proprio per questo motivo il disco si presta non solo ad un ascolto più superficiale e tendente all'orecchiabilità dei brani, ma anche a delle osservazioni più profonde. I testi sono talmente particolari che andrebbero letti e ascoltati più e più volte per essere pienamente sviscerati, ma non per questo il disco risulta meno fruibile anche al pubblico mainstream.

Un Gabbani che conosciamo di meno, ma che colpisce ugualmente - e sorprendentemente - è quello più "intimo" e legato alle ballad. Le atmosfere di La mia versione dei ricordi cullano l'ascoltatore e lo trascinano in un mare di ricordi legati ad una storia sentimentale, mentre la toccante Foglie al gelo (già colonna sonora del film Poveri ma ricchi) mostra un lato poetico che non conoscevamo. Certo, fa strano sentire Gabbani parlare di amore e sentimenti, e anche questo potrebbe lasciare l'ascoltatore inizialmente sorpreso, salvo poi lasciarsi trascinare da due brani di altissimo livello. In mezzo troviamo la cover presentata a Sanremo: Susanna di Adriano Celentano, qui in una versione rivisitata con una nuova strofa scritta dallo stesso Gabbani e dal fedele Fabio Ilacqua. A chiudere il disco c'è Spogliarmi, che viaggia tra pop e ballad con un testo più introspettivo rispetto ai brani più orecchiabili.

In conclusione, Magellano appare un disco assolutamente ben prodotto, con un lavoro dietro di tutto rispetto e dei risultati che sembrano soddisfare le aspettative sia del pubblico che della critica. Quello di Gabbani è un tentativo di crearsi uno spazio tutto suo in un contesto italiano già strapieno di cantautori pseudo-intimi e tormentoni da spiaggia e ad ascoltare questo disco l'obiettivo sembra raggiunto.