E' il pezzo da novanta di quest'edizione, la ciliegina sulla torta del cast sanremese, il colpo grosso di Carlo Conti, è considerata ad oggi la più importante interprete pienamente in attività, da anni nell'olimpo della musica italiana: Fiorella Mannoia decide di scendere sulla terra e rimettersi in gioco sul palco dell'Ariston. Non da superospite, come molti suoi stimati (e anche meno blasonati) colleghi, da sempre avversi a qualsiasi distacco dalla propria confort-zone, ma in gara, con un pezzo che stando a quanto si dice sembra essere molto forte e significativo.
Il palco dell'Ariston è stato per lei, come per molti altri, il trampolino di lancio verso una lunga e luminosa carriera. Dopo un decennio fatto di gavetta, supportata dal produttore Memmo Foresi, Fiorella ottiene la prima grande occasione quando si vede affidare la parte femminile di Pescatore, che canterà insieme a Pierangelo Bertoli. Quel brano le apre le porte dell'Ariston nel 1981 dove presenta Caffè nero bollente, che rimane un classico della sua discografia ancora oggi: si tratta di un brano fresco, con un testo che parla di libertà, in pieno stile anni '80, firmato da Mimmo Cavallo e Rosario de Cola. Il brano entra in classifica ma il successivo 33 giri non ottiene il successo sperato, nel 1984 ecco il secondo tentativo al Festival con Come si cambia (Maurizio Piccoli e Renato Pareti gli autori) , brano molto più vicino a quello che sarà il percorso artistico della Mannoia negli anni a seguire. In tanti cominciano ad interessarsi di questa ragazza e della sua capacità di toccare la corda delle emozioni in maniera così naturale, al punto che grandi autori come Mogol e Mario Lavezzi iniziano a scrivere per lei (da ricordare Sorvolando Eilat). Nel frattempo un altro giovane autore si stava affermando nel mondo della musica italiana: si tratta di Enrico Ruggeri, e sarà proprio uno dei suoi pezzi ad essere scelto per portare all'Ariston la Mannoia nel 1987. Quello che le donne non dicono vincerà il premio della critica, e diventerà il brano più rappresentativo della cantante romana, mentre il 45 giri otterrà il disco d'oro.
Il successo conferma Fiorella come grande interprete della musica d'autore, e incuriosisce persino uno dei mostri sacri del genere italiano: Ivano Fossati scrive per lei Le notti di Maggio, che verrà presentata al Festival dell'anno dopo e che rivincerà il premio della critica. Il disco Canzoni per parlare conterrà, oltre al brano sanremese e pezzi scritti ancora da Enrico Ruggeri, anche le firme di artisti come Riccardo Cocciante e Ron. Nel successivo Di terra e di vento alle firme si aggiunge anche quella di Francesco de Gregori, che scrive Cuore di cane. Il 1992 sarà poi l'anno della definitiva consacrazione, con l'uscita de I treni a vapore che potrebbe essere considerato il disco più bello della sua carriera: I treni a vapore è un disco raffinato, poetico, importante dal punto di vista della scrittura e delle tematiche, e vede - oltre ai soliti Ruggeri e Fossati - ancora la firma di De Gregori insieme a quelle di Massimo Bubola (co-autore di Fabrizio de Andrè in L'indiano e Rimini) che scrive Il cielo d'Irlanda e I venti del cuore ed Eugenio Finardi, autore di Sull'orlo.
La carriera della Mannoia è ormai lanciata, e nel corso degli anni non farà altro che confermarsi, mantenendo uno standard interpretativo e musicale altissimo. I suoi dischi continuano ad essere pieni di pezzi di grandissimi autori, e nel corso degli anni '90 altre giovani penne come Samuele Bersani e Daniele Silvestri metteranno la propria firma nei dischi, con canzoni di successo e qualità come Crazy Boy e Il fiume e la nebbia. Negli anni 2000 si è dedicata principalmente ai live e alle varie iniziative umanitarie, pur non disdegnando altri progetti discografici come Il movimento del dare, disco di inediti come sempre pieno di grandi autori, anche più "contemporanei" come Luciano Ligabue (Io posso dire la mia sugli uomini), Tiziano Ferro (Il re di chi ama troppo) e Jovanotti (Io cosa sarò). La title-track è firmata addirittura da Franco Battiato insieme a Manlio Sgalambro, mentre Pino Daniele scrive Capelli rossi e Ivano Fossati La Bella strada.
Si tratta dell'ultimo disco con Piero Fabrizi alla produzione, che dal 2012 con Sud verrà sostituito da Carlo di Francesco: il disco vede una Fiorella anche nella nuova veste di autrice, collaborando ad alcuni testi insieme alla coppia di autori formata da Bungaro e Cesare Chiodo, con cui l'anno scorso ha ottenuto anche la candidatura al David di Donatello come miglior musica originale di un film, per Perfetti Sconosciuti, che vincerà anche il Nastro d'argento e il Ciak d'oro sempre per la stessa categoria.
Proprio nello scorso Novembre è uscito Combattente, che verrà nuovamente pubblicato con una riedizione dal doppio CD dopo il Festival, che vedrà la Mannoia in gara con Che sia benedetta, un inno alla vita scritto dalla giovane autrice Amara. Come giusto che sia Fiorella è data per strafavorita, ma sarà importante fare attenzione, perché in tanti sono entrati all'Ariston da papi e ne sono usciti cardinali.