E' un graditissimo ritorno al Festival quello di Fabrizio Mobrici - in arte Fabrizio Moro - che sembrava aver deciso di non tornare più sul palcoscenico ligure dopo la non felice esperienza del 2010, partecipando soltanto come autore per Noemi e Valerio Scanu. Il cantautore romano negli ultimi anni ha intrapreso un percorso di uscita dalla "chiusura" che lo aveva caratterizzato per gran parte della sua carriera, cominciando a farsi vedere di più e a superare determinati blocchi che lo avevano limitato anche artisticamente. Ovviamente questo non vuol dire che abbia iniziato ad apparire su qualunque schermo o radio esistente, anzi, è sempre apparso schivo e composto anche in contesti caotici come quello di Amici - dove è professore per il secondo anno consecutivo - mantenendo comunque una proprio modo di fare e di essere, senza mai snaturarsi o vendersi.
Molti accostano l'inizio della carriera di Moro all'esordio al Festival del 2007 con Pensa, brano rimasto nella memoria collettiva del paese (uno degli ultimi a riuscirci nella nostra storia musicale recente) e vincitore della categoria giovani di quell'anno, ma in realtà il cantautore era già apparso una volta sul palco dell'Ariston - sempre tra i giovani - nel 2000 con Un giorno senza fine. Era un Fabrizio molto più acerbo, visibilmente legato agli schemi di Vasco e Grignani e non ancora capace di trovare e mostrare una propria identità artistica, nonostante nella scrittura si intravedessero già molte qualità che poi sarebbero definitivamente sbocciate in seguito. Sette anni dopo arriva il successo di Pensa e del disco omonimo, dove inizia a notarsi tantissimo l'ispirazione di Rino Gaetano, suo "maestro" indiscusso e si manifestano finalmente tutte le grandi qualità di questo ragazzo. L'anno dopo Domani lo conferma ad ottimi livelli qualitativi, e il terzo posto a Sanremo con l'autobiografica Eppure mi hai cambiato la vita lo consacra definitivamente anche sul palco ligure.
Nel disco erano presenti anche altri brani di forte impatto come Libero, Svegliati e Gastrite, e proprio questa sua irriverenza e forza nel modo di scrivere gli causerà qualche problema: in un contesto musicale terribilmente buonista e incapace di andare oltre gli aspetti più semplici delle cose, un brano come Barabba non poteva andare incontro ad altro se non alla censura e all'ostracismo. Moro riprova ancora la strada del Festival nel 2010, presentando - in una delle edizioni più controverse della storia recente - Non è una canzone, brano con sfumature reggae, seppur in pieno stile Moro, venendo eliminato in semifinale insieme ad un altro personaggio importante come Enrico Ruggeri: queste eliminazioni furono il preludio allo scandalo della finale del giorno successivo, che portò l'orchestra alla pubblica protesta (con tanto di spartiti lanciati) dopo le eliminazioni di Cristicchi, Malika Ayane e Noemi e l'accesso in finale del meraviglioso trio Pupo-Filiberto-Canonici.
Tre anni dopo torna sul mercato discografico con L'Inizio, che rappresenta l'album della maturità artistica di Moro, dove lo stile rinogaetaneggiante diventa lo sfondo - seppur visibile - di quelle che ormai sono le vere caratteristiche di scrittura del cantautore, che mostra una maggiore "eleganza" e ricercatezza nel modo di scrivere pur mantenendo la forza delle proprie argomentazioni come in Io so tutto, riferita a Giulio Andreotti.
Poi l'inizio di un percorso di apertura e un nuovo disco - Via delle girandole 10 - che appare come un album di transizione (pur contenendo brani di altissimo spessore come Acqua e Buongiorno Papà) che prospetta un nuovo importante lavoro che seguirà alla partecipazione al Festival di quest'anno con Portami via: una ballata in pieno stile Moro scritta con la collaborazione di Roberto Cardelli per la parte musicale. Fabrizio Moro non ha mai fatto scelte causali o non del tutto ponderate, per tornare all'Ariston evidentemente c'è nel cassetto un qualcosa di davvero importante.