Vavel in Libreria - Erano ragazzi in barca
Vavel in Libreria - Erano ragazzi in barca

Appena si parla delle Olimpiadi di Berlino 1936 vengono subito in mente 4 personaggi: Joseph Goebbels, Adolf Hitler, Leni Riefenstahl e Jesse Owens. Il primo perchè è stato abile nel convincere il Fuhrer della rilevanza mediatica dell'evento a cinque cerchi. Il secondo perchè ha ingannato il mondo, portandolo successivamente alla guerra. La terza poichè ha anticipato notevolmente i tempi, sfruttando quel che offriva la tecnologia per girare il film Olympia, relativo ai giochi. Il futuro delle Olimpiadi televisive è iniziato da Berlino. Il quarto per le sue imprese sportive può essere considerato l'uomo copertina di quest'edizione dei giochi a cinque cerchi. In quei tempi però il canottaggio contendeva all'atletica leggera il ruolo di disciplina regina delle Olimpiadi. La gara dell'8 con era quella più affascinante e ricca di pathos. Il libro di Daniel James Brown: "Erano ragazzi in barca", restituisce dignità all'equipaggio statunitense, capace di sconfiggere quello tedesco sotto gli occhi del Fuhrer, conquistando l'oro.

Non era la prima volta che gli Usa si portavano a casa una medaglia del metallo più pregiato in questa gara del rowing. Ad esempio già lo avevano fatto nel 1928 e nel 1932, ma con l'equipaggio proveniente dall'università della California. A Berlino invece sarebbe toccato a quella di Washington. Nel 1936 è stata la prima volta che la città di Seattle è divenuta famosa nel mondo in ambito sportivo. Bisogna considerare il contesto storico in cui si sono svolti i fatti. Sono trascorsi 7 anni dalla crisi del 1929, il cosiddetto "Giovedì Nero" di Wall Street. Gli Usa stavano cercando faticosamente di superarla. La cosiddetta elite risiedeva lungo le città della costa orientale: New York, Washington, Boston. Chi risiedeva nell'Ovest veniva guardato con un certo snobismo, ritenuto un campagnolo. Solamente più avanti un sobborgo di Seattle, chiamato Everett sarebbe divenuto famoso per la costruzione dei Boing. I membri dell'otto dell'università di Washington erano di umili origini: contadini, boscaioli, pescatori, cacciatori. Questi avevano conosciuto la miseria e le privazioni, molti erano costretti a lavorare per pagare gli studi. La molla che li ha spinti a scrivere un'importante pagina di storia nel canottaggio è stata la voglia di riscatto sociale. Il demiurgo dell'equipaggio è stato coach Al Ubrickson. Hanno aiutato tutti i preziosi consigli del costruttore di barche George Yeoman Pocock. Tutto questo è servito per trovare il ritmo o meglio lo swing giusto nella vogata. Il canottaggio è uno sport di fatica ma sa essere al tempo stesso musica oppure forma d'arte, sapendo a suo modo farsi amare. Leggendo il libro quando si parla delle gare è inevitabile pensare alle gesta dei fratelli Abbagnale raccontate ai telespettatori da Giampiero Galeazzi.

Bisogna ringraziare Daniel James Brown per aver colmato una lacuna. Infatti senza questo libro probabilmente molti non sarebbero mai venuti a conoscenza di questi ragazzi e della loro grande impresa. La lettura è consigliata a molti giovani di oggi, spesso vittime della nebbia di tedio per ricordare loro che ci sono sempre ragioni valide per vivere. Chi invece ama lo sport è giusto che lo impari a memoria per custodirne il ricordo.

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