E' un ragazzo alto e dinoccolato, ma oggi pareva piccolo come un moscerino quando è entrato nella sala conferenze dell'Hotel Sheraton di Bolzano: Alex Schwazer ha deciso di tenere una conferenza stampa per metterci ufficialmente la faccia, spiegando al mondo dello sport, e non solo, i motivi che l'hanno spinto a somministrarsi dosi di EPO, come ha fatto a doparsi e quali saranno le conseguenze dei suoi atti. Non guarda negli occhi nessuno quando entra nella stanza, accolto da una marea di flash dei fotografi, pronti ad immortalare il suo volto rigato dalla sofferenza, dalla tristezza, dalla depressione. Poi inizia a parlare, affiancato dalla sua manager e dal suo legale, e le parole iniziano ad uscire dalla sua bocca senza l'ausilio dello sguardo, spento e sempre rivolto soltanto alla scrivania.

"Grazie per essere qui, voglio dire un'altra volta che mi assumo tutte quante le responsabilità di questa notizia e di questa situazione": Ancora un'assunzione di responsabilità da parte del ragazzo, che poi procede nel raccontare il suo terribile racconto di disperazione e doping: "Ho sbagliato, ho fatto tanti anni di sacrificio ed un errore, che fa finire qui tutto quanto. Dopo Pechino, per me è stato davvero difficile. Ho passato tre anni di difficoltà, di lotta continua contro me stesso, il mio fisico e la mia testa. Volevo smettere, l'ho detto tante volte, ma tutti mi dicevano di no, che uno che vince a 23 anni l'oro nella 50km di marcia non può mollare, può dare ancora tanto e fare tanto per lo sport. Ma non ce la facevo, non sono stato più lucido, volevo non deludere e farmi vedere ancora forte. Per questo ho deciso di informarmi, in internet ci si può informare su tutto. In Italia, per avere l'EPO o altre sostanze, serve la ricetta, in altri stati no. A settembre sono partito, senza dirlo a nessuno, per la Turchia. Sono andato in una farmacia, ho messo sul tavolo 1500€ cambiati in lira turca, e vi assicuro che a quel punto non ci sono problemi. Ho comprato l'EPO e l'ho portato a casa". Un racconto che sembra quasi una storia, una brutta storia, uscita dalla penna di uno scrittore noire. "Non lo sapeva nessuno ed ho sofferto. Dovevo mentire a tutti: alla mia ragazza, al mio allenatore, alla mia famiglia, alla mia manager. Dovevo dire che quella fialetta in frigo erano vitamine. Ogni notte mi svegliavo alle 3, alle 4 di mattina nel panico, consapevole che dalle 6 poteva arrivare quello dei controlli ed allora avrei dovuto chiedere a Carolina o a mia madre di non aprire, di dirgli che non ero in casa".

Le lacrime iniziano a scendere e finalmente Alex mostra i suoi occhi al mondo: sono occhi vacui, quelli di una persona che prima degli altri, forse, ha deluso totalmente sè stesso. "Il 13 luglio ho avuto il controllo antidoping, poi ho iniziato ad assumere l'EPO che avevo comprato. E' stato un incubo. Il 18 luglio non ho partecipato alla 20km perchè davvero stavo male, non per il doping, ero davvero malato, ma poi il 30, mentre ero a casa, hanno suonato quelli del controllo antidoping. Potevo dire a mia madre di non aprire, tutti sanno che in 18 mesi si possono saltare due controlli e io non ne ho mai saltati, ma non ce l'ho fatta: ho eseguito le analisi, consapevole di quali sarebbero stati i risultati. Sono crollato nel dolore e nella vergogna. Due giorni fa mi hanno avvisato della positività ed ho detto tutto a Carolina, ai miei, al mio allenatore ed anche ad un giornalista della Gazzetta perchè ci tenevo che anche voi foste informati a dovere": Lo sfogo, l'ammissione, sembrano quasi averlo finalmente liberato di un peso opprimente che stava schiacciando la sua anima. Si asciuga le lacrime, prende forza, la sua voce torna ad essere compatta e forte, è pronto ad affrontare gli sguardi e le domande di tutti. "Voglio dire che nessuno mi ha aiutato in tutto ciò, mi sono distrutto da solo. La mia ragazza non sapeva davvero nulla, non lo sapeva nessuno e per questo mi sono sentito distrutto dentro. Sapete qual'è la differenza tra me e la mia fidanzata? Che lei ama quello che fa, lo ama davvero, io no. Io lo faccio soltanto perchè sono bravo a farlo. Avevo sedici anni e mi prendevano per il culo gli altri ragazzi per questo sport, poi ho vinto, mi sono sentito forte, ma quado ti fai un mazzo così e ti senti attaccato da tutti, non ce la fai più. Sono crollato, ho sbagliato. Potevo fare soltanto la 50km e sarei arrivato in forma, senza aiuti, invece volevo vincere tutto".

I giornalisti iniziano a fare domande, in particolare sui rapporti di Schwazer con il dottor Ferrari, medico che recentemente è salito alla ribalta della cronaca a causa dei suoi contatti con il mondo del ciclismo più brutto, quello dopato, ma l'atleta italiano è netto nello smentire ogni voce: "Col dottor Ferrari ho avuto contatti tra il 2009 ed il 2010. Avevo deciso di fare tutto da solo ed avevo bisogno di consigli sul mio allenamento, niente di più. Lui era uno dei migliori dicevano, l'ho incontrato forse soltanto 5 o 6 volte, sempre per avere tabelle riguardanti l'alimentazione e l'allenamento, null'altro. Sono andato in Turchia proprio per evitare contatti con chiunque qui in Italia. Ripeto, ho fatto tutto da solo, senza l'aiuto di nessuno. Ho deluso tante persone, lo so, ma spero che un giorno possano perdonarmi, capire lo stato d'animo in cui ero. Non è facile resistere alle pressioni qui presenti, non è facile subire, subire e sempre e solo subire": Alex ci tiene anche a rimarcare il fatto che, fino a quel maledetto 14 luglio appena passato, mai aveva fatto uso di sostanze dopanti: "Ero sempre stato pulito, possono rincontrollare ciò che vogliono, ne sarei anche felice. Ho vinto una Olimpiade con il tasso dell'emoglobina a 12.9, praticamente quello di un anemico, era impossibile che fossi dopato, scientifciamente parlando proprio. Ho fatto un solo errore nella mia carriera, ora mollo tutto e voglio soltanto diventare e tornare ad essere una persona come tutte le altre, consapevole che dovrò lavorare per recuperare la fiducia di tutte le persone che ho reso tristi. La mia fidanzata, in questi giorni, mi è sempre stata vicina, la ringrazio di cuore. Ringrazio voi e tutti gli sponsor che hanno creduto in me. Ai ragazzini spero di poter insegnare attraverso questo mio errore". Non lesina anche qualche stoccata alla federazione di atletica leggera italiana Schwazer, sempre però sottolineando come essa non c'entri nulla con i suoi atti: "Arese, il Presidente della federazione, in questi giorni ha detto tante cavolate. Dico solo questo. Non mi va di parlare oltre, perchè non c'entra nulla la loro distanza dagli atleti con questa storia". Un fiume in piena, quasi come se per troppo tempo avesse tenuto dentro di sè quasto mare di parole, questa massa fluida che sempre più difficilmente riusciva a stare dentro di lui. Ora s'è liberato, ora può guardare avanti, consapevole però che, girandosi, troverà sempre e soltanto una brutta storia e la delusione di migliaia di amanti dello sport.