"I 96 punti nel 2017 sono il risultato del lavoro fantastico che stiamo facendo e ci indicano il percorso su cui dobbiamo proseguire, senza mai smettere di crescere. Il primo posto lo viviamo con spensieratezza: non ci stiamo mettendo pressione". Testo e parole di Jorginho Frello, regista del Napoli che, ai microfoni di Repubblica, ha parlato del record di punti ottenuto dalla squadra di Maurizio Sarri nell'anno solare. I partenopei viaggiano verso Crotone con l'intento di centrare per la seconda volta in tre anni il titolo di campione d'Inverno, anche se la Juventus insegue da vicino.
"La Juve resta favorita: ha vinto sei campionati di fila e ha un gruppo super. Non dobbiamo pensare a loro, ma al Crotone: un avversario combattivo, un campo caldo. Il Napoli dovrà fare le cose per bene, con organizzazione e personalità". Uno sguardo anche al passato, con l'eliminazione dalla Champions unico rammarico e delusione di un 2017 fatto di successi: "Ci siamo lasciati alle spalle l'amarezza per la Champions, memorizzando però gli errori che abbiamo commesso e ci sono costati l’eliminazione. Gli eventi negativi vanno cancellati subito, voltando pagina".
Una stagione che ha consacrato Jorginho ai massimi livelli, Nazionali e non solo, fino a raggiungere la maglia della Nazionale Italiana di Ventura: "Finora è stata la migliore stagione della mia carriera. Continuo a crescere e ho più autostima. Sono felice di essermi meritato la fiducia di tutti. Sono il giocatore del Napoli che tocca più palloni durante la partita e fuori dal campo abbiamo un rapporto splendido. Nelle ultime due stagioni il nostro è diventato un gruppo granitico, nessuno escluso". Una esplosione, quella dell'ex Verona, favorita dalle idee di gioco di mister Sarri: "Con Sarri c’è molto feeling e confidenza, lavoriamo insieme da tre stagioni. Il suo calcio è perfetto per le mie caratteristiche".
Ed infine, una battuta anche sulla parentesi con la maglia dell'Italia e sulle emozioni vissute nella notte di San Siro: "Mi sono sentito italiano con la cittadinanza. Ma lo sono stato da sempre. Amavo l’Italia, avevo voglia di scoprirla. I miei bisnonni erano del Veneto, qui ho ritrovato anche le mie radici. Mi è dispiaciuto molto. Il mio nome nel tabellino di Italia-Svezia rimarrà per sempre una ferita, ma dentro di me so di aver dato tutto e potrò andare avanti a testa alta. Esordire con la maglia dell’Italia è stata una felicità enorme. Ho provato a prendere la parte buona anche di un’esperienza negativa. Ma ho ancora la pelle d’oca ripensando al momento in cui ho cantato l’inno di Mameli".