Serata da ricordare per i Boston Celtics, Caporetto sportiva per gli Houston Rockets. Questa è stata, a seconda dei punti di vista, la partita di ieri sera al TD Garden di Boston. I padroni di casa, che arrivavano da un dicembre dispendiosissimo di energie (per lasciare giorni liberi a gennaio in vista del Global Game di Londra) sono finiti sotto di 26 alla fine del primo tempo, vittime della furia di James Harden e dei suoi Rockets, sicuramente più freschi. Nel secondo tempo, però, gli uomini di Brad Stevens hanno ribaltato la situazione, alzando il livello in difesa, e firmando la rimonta più ampia di questa stagione per andare poi a vincere 99-98 in un finale da film.
Marcus Smart può essere identificato come il motore principale del rientro Celtics, ad una grinta, un’energia ed un intensità difensiva senza pari. Ma, soprattutto, grazie al thriller del finale. Con 7.3 secondi sul cronometro, Houston aveva ancora un vantaggio di un punto, ma al momento di battere la rimessa Smart, in marcatura super-stretta su Harden, è finito a terra. Fallo, palla ai Celtics e canestro in post basso di Horford per il sorpasso. Altra rimessa ospite, scena sostanzialmente identica sotto canestro: Smart usa il fisico, The Beard sbraccia leggermente, arriva il fischio che consegna la partita a Boston. Interessante anche la ricostruzione della guardia da Oklahoma State: “Sulla prima rimessa stavamo solo cercando di negargli la ricezione, di metterlo in una posizione scomoda. Lui ha perso il controllo, mi ha spintonato leggermente, ma l’arbitro era esattamente davanti a noi e l’ha sanzionato. Dopdiché, Al segna, lui [Harden] si prepara a ricevere, finiamo petto a petto ma io sono in posizione, con le braccia alte, pronto a difendere. Lui invece ripete la stessa cosa: ancora di fronte all’arbitro, ancora fischio. Quello gli è praticamente costato la partita”.
In questo c’è una parte di verità, ma sarebbe riduttivo racchiudere il senso di una partita del genere, tra due delle maggiori forze della lega, a soli 7 secondi e poco più. Harden, per esempio, ha sofferto Smart per tutta la partita: 0/7 con quattro palle perse quando l’accoppiamento è stato questo. A riguardo sono arrivati anche i complimenti del match-winner Al Horford: “Questo dimostra quanto [Smart] sia importante per la squadra, per il gruppo. Ha innescato tutto lui, nel secondo tempo, dal terzo quarto, rincorrendo Harden, limitandolo e dandogli fastidio. Ha dato energia a tutti noi”.
Di diverso avviso, ovviamente, il Barba, già da diverso tempo in polemica con la sezione arbitrale: “Mi teneva, mi tratteneva, avevo sempre le sue braccia intorno a me, spingerlo era l’unico modo per liberarmi”.
Eppure, i Rockets sono stati capaci di chiudere il primo quarto addirittura sul +20, con una prestazione importante (32-12) ed una leadership che poi ha toccato anche i 26 punti di gap, sino ai 24 dell’intervallo lungo. Boston, con un parziale di 31-16 nel terzo quarto, ha rimesso in piedi la partita, sino a giocarsela praticamente punto a punto (con tanti errori) negli ultimi tre minuti. Il canestro decisivo, però, era stato disegnato in maniera diversa, come ha evidenziato nel post-partita lo stesso Horford: “Erano previsti degli handoff per far tirare Kyrie Irving, ma mi sono ritrovato in post basso, con tutte le guardie marcate, quindi il coach mi ha urlato di prendermi il tiro, ed è andata bene. Avevo sbagliato i due uguali in precedenza, uno addirittura con airball, ma è uno dei miei tiri preferiti quindi sapevo sarebbe andato dentro”.
Il tabellino vede comunque James Harden davanti a tutti (34 punti, 7/27 dal campo), con Kyrie Irving fermo a 26. Gli ospiti hanno giocato ancora senza Chris Paul, per la terza partita consecutiva dopo lo stiramento all’adduttore sinistro, perdendo la quarta partita di fila, inclusa quella in cui l’ex-Clippers si è fermato a gara in corso, contro i Lakers. La differenza tra i record quando la point-guard è in campo o no è emblematica: 15-0 con Paul, 10-8 senza lui. Dall’altra parte, invece, mancava Jaylen Brown, una delle sorprese più piacevoli di questa stagione dei Celtics, fermo per problemi al ginocchio.
Il risultato, però, è stata la prima sconfitta nelle ultime venti stagioni dei Rockets partendo da un vantaggio di almeno 25 punti. Le precedenti? 179 partite, tutte vinte.