Che la sfida fosse tra le più sentite dell'anno, non c'erano dubbi. A spezzare il dualismo Cavaliers-Raptors dell'ultimo biennio in vetta alla Eastern Conference, stanno arrivando dal basso un paio compagini interessanti: i Boston Celtics di Isiah Thomas sono ultimamente sulla bocca di tutti, ma anche i Washington Wizards si ritrovano nel bel mezzo di una stagione nettamente oltre le aspettative. Nella notte italiana tra lunedì e martedì, a far visita ai capitolini sono arrivati i campioni in carica di Cleveland. 4.5 le vittorie di differenza in classifica, ma per James e compagni la pratica si è rivelata parecchio più dura del previsto.
L'attacco di Washington, in primis, ha funzionato alla perfezione. Come accade ormai da diverso tempo, la capacità di aprire il campo di coach Scott Brooks ha causato danni ingenti specialmente nel primo tempo: Gortat ed i suoi piedi veloci nel breve hanno reso possibile un pick 'n' roll efficace anche contro i cambi sistematici di Cleveland, elevato all'ennesima potenza da un John Wall in serata di grazia (22 punti e 12 assist alla sirena per lui), ma soprattutto da una prestazione solida dall'arco di Beal e Porter Jr. (5/7 per il primo, 6/14 per il secondo), autori rispettivamente di 41 e 25 punti, veri e propri cecchini anche nel quarto quarto, quando in pochi minuti l'equilibrio della partita si è spostato da una parte e dall'altra senza apparente soluzione di continuità. Beal sembra aver risolto i problemi di compatibilità con lo stesso Wall e l'intesa tra le due guardie migliora a vista d'occhio, permettendo al Real Deal di trasformarsi in una minaccia davvero concreta nella metà campo offensiva. Porter, dal canto suo, è nella sua miglior stagione sotto qualsiasi punto di vista, specialmente nelle percentuali realizzative: il 64% effettivo dal campo è piuttosto eloquente.
Tornando alla partita; anche in difesa, i padroni di casa hanno retto bene soprattutto col quintetto base, vero fulcro dei successi di questa stagione, salvo soffrire un minimo la pericolosità del tiro da tre dei Cavs. Cleveland si è tuttavia limitata navigare a vista, con un LeBron leggermente sottotono per la prima mezz'ora di gioco, cercando di limitare la fuga avversaria. Nonostante il punteggio quasi sempre in bilico, i vincitori dell'ultimo anello non sono mai sembrati in reale controllo della partita, complice un avversario fin troppo vivo e carico ed un Verizon Center che ha risposto alla grande alle strigliate del suo leader Wall negli ultimi tempi. L'atmosfera caldissima ha mantenuto in ritmo i tiratori dei Wizards e non gli ha fatto perdere convinzione neanche nel finale, con gli avversari a rispondere colpo su colpo. Eppure, tutto questo non è bastato per vincere la partita. Fondamentalmente per tre motivi: Love, James, Irving.
Ebbene si, come non mai, nella trasferta nel District of Columbia, i Cavaliers hanno dimostrato quanto possano essere trascinanti i loro tre giocatori più talentuosi. Lasciando in sottofondo l'ottimo contributo di Tristan Thompson (22 con 12 rimbalzi ed il 77% dal campo), sono ognuno dei Big Three ha partecipato ad un momento chiave di una delle vittorie più importanti di questa stagione. Kevin Love, in primis, ha confermato le sensazioni di questa mezza stagione già trascorsa: il feeling con la squadra, dopo le voci di trade con Carmelo Anthony e i pubblici elogi di Channing Frye, sembra ottimale, ed il Beach Boy ne sta risentendo in positivo: quella contro Washington è stata la seconda prestazione della sua stagione per punti realizzati (39, secondi solo ai 40 piazzati a novembre contro Portland). Quello che davvero colpisce, però, è il peso specifico dei singoli canestri: 6/10 dall'arco, con diverse bombe cruciali nei momenti in cui sembrava tutto pronto per un allungo definitivo dei Wizards, tenuti invece sempre sotto la doppia cifra di vantaggio.
L'eroe vero e proprio, però, è stato sempre lui: il Re, LeBron James, capace di scuotere i suoi alla fine del quarto quarto. Una serie di canestri inimmaginabili per qualsiasi altro essere umano negli ultimi tre minuti hanno trascinato la partita all'overtime: tre centri consecutivi dall'arco (dove molti lo ritengono più debole, ma dove quest'anno fa registrare il 38%) senza ritmo, nel momento più importante della partita, per finire con una tabellata in fadeaway dalla prima fila del Verizon Center capace di inchiodare il pareggio sul 120 a 0.3 secondi dalla sirena finale.
Nel supplementare, però, con James espulso per il sesto fallo dopo appena un minuto, a prendere la squadra sulle spalle è stato Kyrie Irving: un assist per Thompson e undici dei suoi 23 punti, di cui tre sparati con una dinamica estremamente simile a quella del tiro che valse gara-7 (ed il titolo) delle Finals 2016 contro i Warriors. Anche in questo caso, un canestro del genere ha mozzato le gambe agli avversari: 136-133 a poco più di trenta secondi dal termine e vittoria poi messa in ghiaccio dalla lunetta.
Insomma, il lascito di una delle gare più belle di questa Regular Season è abbastanza chiaro: i Playoffs ad est possono regalare grandi sorprese, e i Cleveland Cavaliers in questa stagione hanno già dimostrato di poter incappare in qualche giornata storta. Quando la posta si alza, però, soprattutto in uno scenario al meglio delle sette gare, sembra difficile poter pensare di tenere testa ad una tale amalgama di coraggio, talento, carattere ed esperienza. Se proprio voleste cercare l'impresa, il consiglio è di rivolgervi alla Baia di San Francisco. Qualcuno dovrebbe avere un conto in sospeso...