Doveva essere la stagione del rilancio, e invece si sta trasformando in un altro calvario. Dopo anni di anonimato Nba, nelle ultime settimane a Minneapolis si era alzata l'asticella delle aspettative, con un gruppo giovane e di talento, guidato da un allenatore rispettato in tutta la lega ed esperto come Tom Thibodeau (capace di aggiudicarsi il premio di coach of the year al primo tentativo, nel 2011 con i Chicago Bulls di Derrick Rose).
Thibodeau, già assistente di Doc Rivers nei Boston Celtics dei Paul Pierce, Ray Allen e Kevin Garnett (e Rajon Rondo), era stato scelto già nella scorsa primavera dal frontoffice dei Timberwolves, nella convinzione che potesse far crescere i giovani del roster e che riuscisse finalmente a dare un'identità difensiva a una squadra troppo spesso in balia degli eventi. Dopo un mese di regular season, la missione è lontana dall'essere compiuta, al punto che lo stesso Thibs non ha nascosto la sua delusione dopo l'ennesima sconfitta casalinga, la notte scorsa contro gli Utah Jazz di Quin Snyder. "Tutto ciò non è accettabile - le sue parole ai giornalisti nella pancia del Target Center - stiamo andando male a rimbalzo, commettiamo falli in maniera irresponsabile, non proteggiamo il canestro, il nostro lato debole non ha la minima idea di cosa sta succedendo. Dall'inizio della partita abbiamo avuto problemi a rimbalzo, poi il secondo quarto è stato un disastro, esattamente come il quarto. Così non va, non so perchè, dobbiamo tornare indietro e ricominciare e fare attenzione a tutto. I Jazz hanno segnato 112 punti, con il 50% al tiro. In questo modo è impossibile vincere. Non c'è disciplina, nemmeno nel fare fallo. Vorrei vedere progressi, sarebbe l'unica cosa che conta, ma attualmente non ne ce sono". E da un allenatore di stampo difensivo come Thibodeau, è normale attendersi un'analisi di ciò che avviene nella propria metà campo, anche perchè i numeri sono inquietanti: solo contro Utah i Timberwolves hanno subito 38 punti nel quarto quarto, con una percentuale del 65% di canestri subiti, 61.1% se si considera l'intero secondo tempo.
E la situazione non è delle migliori neanche dal punto di vista della comunicazione tra allenatore e giocatori. Uno dei più discussi, il playmaker spagnolo Ricky Rubio, è stato infatti lasciato a guardare i compagni di squadra dalla panchina per gli ultimi dodici minuti di gioco, rimpiazzato dal giovane Tyus Jones. Le difficoltà difensive dell'ex giocatore del Barcellona non costituiscono certo una novità, e con Thibodeau si pagano rimanendo seduti nel quarto quarto: "E' stato difficile stare a guardare nell'ultimo periodo - le parole di Rubio riportate dall'edizione dello Star Tribune - anche se so che abbiamo bisogno della difesa ogni sera: è un elemento che non può mancare, ed anzi pensavamo tutti che potesse essere la chiave da cui ripartire. Al momento però non è così". Prova a prendersi le responsabilità della sconfitta Karl-Anthony Towns: "Tutti quei falli stupidi sono colpa mia, è qualcosa che devo mettere a posto. Devo fare di più, giocare a un livello superiore, a un livello che ci impedisca di perdere". Nel centro del mirino Andrew Wiggins, il canadese in discussione per il suo modo di attaccare e soprattutto per la sua intensità sui due lati del campo: "Il messaggio ci è arrivato forte e chiaro. Ma tra dire una cosa e attuarla sul campo c'è una bella differenza. Ovviamente siamo tutti molto frustrati, perdere non è divertente, non ci resta che migliorare in difesa".