L'attacco di Alberto Contador, un'ascesa apparentemente innocua scuote la corsa, la classifica generale trova una nuova definizione, con alcuni protagonisti costretti a render conto a fatica e malasorte. Scheggia impazzita il pistolero, a caccia di secondi e riscatto, dopo la prima debacle in quota. Chris Froome è sulle ruote, non cede un centimetro, splende il rosso del britannico, leader con corona. Attenzione, però, anche alla settima uscita, ricca di insidie, come da tradizione alla Vuelta.
Llíria – Cuenca, 207 i chilometri da percorrere, tre gran premi della montagna in programma. L'avvio è problematico, la strada sale, trampolino perfetto per eventuali attaccanti, profili in grado di animare la tappa con una fuga da lontano. Al km51, primo passaggio in vetta, siamo a 925 metri, Puerto la Montalbana. Poca pianura, l'asfalto è rovente, continui rimbalzi ad alterare lo spartito, a complicare la gestione della corsa.
Al km88.7, l'epilogo della seconda scalata, un altro terza categoria anticipa il rifornimento e chiude la prima parte di gara. Siamo circa a metà tappa, il gruppo entra in una fase di lettura più semplice. Qualche scossa, nulla che possa cambiare lo spartito di corsa. I fuochi d'artificio, poi, negli ultimi venti chilometri. Traguardo volante al km193.3, prima dell'ultimo GPM, Alto del Castillo. 2km, 7.2% la pendenza media. Chi ha gambe può scardinare il Team Sky, strappare qualche secondo, un risicato margine da ampliare nella successiva picchiata.
Nibali ha una chance, lo squalo è uno straordinario discesista, come Froome, in crescita in questo fondamentale. Aru deve prestare attenzione, Contador è l'incubo di molti, ha coraggio, carattere, personalità.
Il percorso