Il britannico Christopher Froome ha chiuso il trittico pirenaico dell'edizione numero 102 della Grand Boucle da vero leader della corsa, controllando gli attacchi alla sua maglia gialla sferrati in successione da Contador, Valverde e Quintana sotto il temporale estivo di Plateau de Beille. Il kenyano bianco del team Sky, supportato da due fantastici gregari quali i Richie Porte e i Geraint Thomas di questo Tour, è sembrato insuperabile in salita. E, poichè da qui a Parigi non sono previste altre cronometro, è quello il terreno su cui i suoi avversari dovranno provare a superarsi per detronizzarlo. Irresistibile sul primo arrivo in quota a La Pierre Saint-Martin, attentissimo nella tappa del Tourmalet, reattivo sul traguardo di Plateau de Beille, Froome sta cercando di fiaccare i rivali anche dal punto di vista psicologico.
A ogni scatto ha risposto con una rapida frullata di pedalate, tanto brutta da vedere quanto efficace nell'esecuzione, riportandosi in testa al gruppo dei migliori, assistito da un Thomas eccezionale (addirittura quinto a 4'03" dal suo capitano in classifica generale). Ma se sinora la maglia gialla non ha dato segnali di incertezza nè di cedimento, alcune delle prossime tappe di questo Tour possono presentare difficoltà inattese anche per il corridore più forte in gara. La frazione di Mende (sabato 18 luglio) sembra disegnata su misura per Alberto Contador. Non sono i quattro gran premi della montagna ad intrigare quanto la terribile salita finale che porta al traguardo, la Cote de la Croix Neuve, 3 km di rampe al 10.1% di pendenza media. Un arrivo per finisseur alla Purito Rodriguez insomma, ma anche per scalatori dallo scatto secco come Contador e Quintana. Difficile controllare la corsa su un'ascesa così dura e breve, più facile immaginare un attacco: andare in difficoltà su quelle pendenze potrebbe significare perdere alcuni secondi e tanta fiducia.
Altrettanto probabile che un grande discesista come Vincenzo Nibali abbia segnato in rosso la tappa di Gap (lunedì 20 luglio). Lontano in classifica generale, il corridore messinese potrebbe provarci nella tecnica picchiata (dodici chilometri di lunghezza) verso l'arrivo, dopo lo scollinamento del gran premio della montagna di seconda categoria del Col de Manse. Gli stessi Contador e Valverde hanno tutte le caratteristiche per provare uno scatto sull'ultima salita per poi lanciarsi verso Gap, approfittando di una migliore attitudine ad affrontare le discese ripide e piene di insidie rispetto alla maglia gialla. Scenario simile potrebbe delinearsi alla ripresa delle operazioni dopo il giorno di riposo, nella Digne-les-Bains - Pra Loup, con il Col d'Allos ideale trampolino di lancio per chi avesse le gambe per attaccare, con la vetta posta a 22 km dal traguardo, di cui sedici di discesa e sei di salita (al 6,5% di media) verso Pra-Loup.
Seguiranno poi tre tapponi alpini da far tremare le vene e i polsi di chi fatica quando la strada si inerpica verso vette mitiche. Gli arrivi in quota della Toussuire e dell'Alpe d'Huez somigliano molto alle frazioni pirenaiche appena percorse, con gpm hors categorie disseminati lungo la corsa e ascese finali come palcoscenico principale su cui provare a fare la differenza. La condizione sinora mostrata da Chris Froome non autorizza fughe in avanti nè sogni di rimonta troppo realistici, ma rendere la corsa dura nelle due tappe di Mende e Gap potrebbe essere l'unico modo per scovarne punti deboli o esitazioni, in attesa di capire che strategia adottare negli ultimi giorni di questa edizione del Tour de France, un best-seller giallo che in molti vorrebbero vedere aperto sino all'ultima pagina.